martedì, aprile 17, 2012

la bicicletta e il ciclismo

È il contrario del ciclismo, la bicicletta. Una sagoma profilata in viola fluorescente fa una discesa a settanta all'ora: è ciclismo. Due liceali affiancate attraversano un ponte a Bruges: è bicicletta. Il divario può diminuire. Michel Audiard in knickerbockers e Calzettoni si ferma a bere un bianchino al banco di un bar: è ciclismo. Un adolescente in jeans scende di sella con un libro in mano e beve una menta a un tavolino: è bicicletta. Si è dell'uno o dell'altro campo. C'è una frontiera. I lenti stradisti possono esibire quanto vogliono un manubrio ricurvo: è bicicletta. Gli sportivi possono forbire quanto vogliono i parafanghi: è ciclismo. Meglio non fingere e ammettere la propria razza. Ci portiamo dentro la perfezione nera di una bicicletta olandese, con una sciarpa al vento sulla spalla. Oppure sogniamo una bicicletta da corsa leggerissima, con la catena che fruscia come un volo d'ape. Chi va in bici è un potenziale pedone, che va a zonzo nelle viuzze, che legge il giornale su una panchina. Chi fa ciclismo non si ferma: fasciato fino alle ginocchia in una tuta neospaziale, potrebbe camminare solo con i piedi a papera e non lo fa. Lentezza e velocità? Può darsi. Ci sono però macinachilometri in bicicletta molto efficienti e anziani ciclisti molto tranquilli. Allora pesantezza e leggerezza? Non basta. Sogno di spiccare il volo da una parte, dall'altra familiarità marcata con il suolo. E poi... Opposizione di tutto. Colori. Per il ciclista arancio metallizzato, verde mela Granny Smith, per chi va in bicicletta marrone scuro, bianco sporco, rosso opaco. Materiali e forme anche. Agli uni l'ampiezza, la lana, il velluto, le gonne scozzesi? Agli altri l'aderenza in ogni tipo di tessuto sintetico. Si nasce bicicletta o ciclismo, è quasi politico. Ma i ciclisti debbono rinunciare a quella parte di se stessi per amare: perché ci si innamora solo in bicicletta. Philippe Delerm LA PRIMA SORSATA DI BIRRA e altri piccoli piaceri della vita